Luca Beatrice: ” Lo stato delle cose”

Per Bruto Pomodoro l’arte é uno strumento di conoscenza, una riflessione vicino alla meditazione dove la pittura assume i tratti di preghiera interiore.

Se la pratica della meditazione – intesa come raccoglimento dello spirito intorno alla verità – si ottiene indirizzando l’attenzione verso un determinato oggetto, l’artista si concentra sull’uomo e sulla realtà che lo circonda. Non si tratta, tuttavia, di una mera contemplazione ascetica, ma di un’indagine approfondita, rigorosa, dal carattere scientifico.

Marco Manduzio: “Bruto Pomodoro – ArchetipAzioni”

Bruto, all’inizio del nuovo millennio, si inserisce a pieno titolo nell’alveo della sperimentazione e della ricerca al pari di coloro che, agli albori del secolo scorso, diedero una netta virata al corso dell’arte, la quale sino allo sperimentalismo artistico del ‘900 si identificava con la platonica definizione di mimesis, ovvero imitazione e riproduzione del reale.

Raffaella Silbernagl: “Bruto Pomodoro – Anima Mundi”

Le forme che Bruto Pomodoro rende tridimensionali, attraverso il marmo e il bronzo, sono immagini naturali tratte dal microcosmo della cellula, sono per così dire, una rappresentazione poetica ma rigorosa del “mattone della vita”, dell’infinitamente piccolo che allude all’infinitamente grande. Ma sono anche immagini aniconiche altamente significative come alla ricerca di un nuovo linguaggio dotato di segni unici, di semplificazioni mentali quasi calligrafiche, di intrecci raffinati che ricordano le antiche preghiere arabe trascritte in marmo nei chiostri dell’Alhambra, laddove il pensiero astratto si concretizza nella pietra e la pietra stessa si sofferma a recitare le sue lodi al Creatore.

Roberta Semeraro: “Biomorfismi Plastici – Opere di Bruto Pomodoro”

Tutta l’arte di Bruto è un tentativo di cogliere in ogni singolo elemento l’armonia presente in natura. Che la fondamentale unicità dell’universo sia una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna è ormai risaputo, ma che questa sia la sola strada per il superamento del dolore e degli affanni dell’uomo, è stato dimenticato. E l’arte di Bruto è un atto d’amore verso ciò che muore e rinasce, realizzato attraverso un percorso di riappropriazione di questi principi originari.

Caterina Zappia: “Bruto Pomodoro: l’astrazione come scelta e necessità”

Come ineluttabile sembra che Bruto attinga dalle proprie conoscenze scientifiche l’elemento principe della propria poetica: la cellula che da inizio alla vita, forma primigenia, caricata di significati mitici sia dall’inconscio individuale come da quello collettivo. La rappresentazione del DNA, archetipo biologico, filosofico e psicoanalitico, idea innata e predeterminata, diviene il nucleo di ogni creazione di Bruto Pomodoro.

Ermanno Krumm: “Bruto, due mondi fusi in una stanza da giochi”

Gli artisti provenienti dalle professioni scientifiche sono numerosi e spesso riconoscibili per certi aspetti della loro produzione. Bruto Pomodoro (Milano, 1961) è biologo e collabora con il Cnr come disegnatore scientifico. Da quando espone, dal 1992, concepisce la propria pittura come l’incontro di due mondi: da una parte, mette in campo strutture ordinate e geometriche (tipiche della sua formazione); dall’altrea, lavora con figure che rappresentano il biologico.

Roberto Sanesi: “Contemplazioni”

L’osservare (ma forse si dovrebbe dire contemplare, mettendosi dalla parte dell’autore) queste ultime opere di Bruto Pomodoro sembra imporre un ragionamento su simmetrie di rappresentazione imposte visivamente per opposti. Come se lo scopo, per esempio, fosse quello di procedere per variazioni di immagini che dovrebbero darsi come invarianti, ma, appunto, messe in crisi dall’uso simbolico che ne viene fatto.

Alberto Fiz: “Segreti”

Schegge impazzite di una realtà incomprensibile. Qualunque sia il giudizio sull’arte di oggi, emerge la difficoltà di comprendere cosa sia giusto fare. Tramontati i generi, gli stili, le tendenze, i movimenti e superato l’entusiasmo per l’introduzione dei nuovi media e per l’apparato tecnologico, tutto sembra possibile in un vagare disperato tra l’Essere e il Nulla. L’arte contemporanea riflette il visibile ma non insegue più l’invisibile avendo perso quella componente utopica progettuale che la rende esclusiva.

Martina Corgnati: “A-priori e Sfumature”

Tutto prende origine dalla matrice, il codice. Il codice è un insieme di informazioni, la cui disposizione, nelle tre dimensioni, dà luogo a una forma. Il codice è, tendenzialmente, simmetrico, ma la simmetria qui non va intesa come un mero, necessario raddoppiamento meccanico. La simmetria è intreccio, incastro, principio attivo e attivante. Se poi ci prefiggiamo di considerare il piano, come la fisica ci suggerisce, non come semplicistico elemento bidimensionale ma come proiezione di una spazialità almeno tridimensionale che si articola in profondità, ebbene allora saremmo certi e sicuri che il nostro occhio non rintraccia immediatamente tutte le espressioni possibili …