Marcella Coltri: “Ecco il Codice Genetico dell’arte. L’ha scoperto un giovane biologo”

Trentasei anni, una laurea in biologia, un cognome illustre nel mondo dell’arte. Bruto, figlio di Gio’ Pomodoro, comincia ad esporre nel 1991 con una mostra al Museo di storia naturale di Genova. Il titolo è Ultramarino. E’ un ciclo di dipinti popolati da creature fluttuanti nei fondali più profondi della fantasia. La sua espressività, poi, si fa più rigorosa.

Ermanno Krumm: “Bruto, due mondi fusi in una stanza da giochi”

Gli artisti provenienti dalle professioni scientifiche sono numerosi e spesso riconoscibili per certi aspetti della loro produzione. Bruto Pomodoro (Milano, 1961) è biologo e collabora con il Cnr come disegnatore scientifico. Da quando espone, dal 1992, concepisce la propria pittura come l’incontro di due mondi: da una parte, mette in campo strutture ordinate e geometriche (tipiche della sua formazione); dall’altrea, lavora con figure che rappresentano il biologico.

Enzo Dall’Ara: “Il lirismo astratto dell’arte concreta: Bruto Pomodoro”

In occasione della presentazione delle sue più recenti creazioni orafe, Roberto Fenzl ha organizzato nel suo originale laboratorio, sito in via Bertola 35/37 a Rimini, un’esposizione di opere pittoriche di Bruto Pomodoro. L’artista milanese, cresciuto in un ambiente familiare ricco di coinvolgenti fermenti culturali, svolge invero da tempo un suo personale percorso espressivo basato su un’euritmica scansione delle superfici, modulate secondo una netta formulazione astratto-geometrica.

Luciano Meccheri: “Bruto, l’ultimo dei Pomodoro”

“Sull’elogio del quadrato” è il titolo della mostra di pittura che Bruto Pomodoro presenta nel Chiostro di San Francesco a Sarzana, fino a domani. Figlio di Gio’ e nipote di Arnaldo, Bruto è riuscito a emergere, trovando una sua precisa collocazione nel panorama degli astrattisti, con un percorso artistico fatto di ricerca e di colore. Con studi classici e una laurea in biologia Bruto Pomodoro si è dedicato al disegno scientifico, collaborando con il Cnr e con importanti musei di storia naturale.

Riccardo Barletta: “Anche il quadrato ha un cuore”

Bruto Pomodoro (Milano, 1961), figlio di Gio’ e nipote di Arnaldo, nonostante modelli così famosi e ingombranti, ha trovato la propria strada. Lo dimostrano le 20 opere esposte (Chiostro di San Francesco, Sarzana, sino al 12 giugno) che dispiegano, in composizioni per così dire polifoniche, un canto vibrantissimo del colore. E’ definibile Bruto? Si. Astrattista della quarta generazione.

Paolo Marino: “Bruto Pomodoro alla galleria Jelmoni”

Quadrati come simboli dell’universo creato e della materializzazione del mondo delle idee, come figure alchemiche e impersonificazioni della Divinità, secondo una concezione neoplatonica del mondo. E all’interno, accolti nella loro potenzialità dinamica, figure archetipiche, che hanno come modello gli embrioni di esseri vertebrati e invertebrati studiati dalle scienze naturali. Sono questi gli elementi che si trovano nelle opere di Bruto Pomodoro – artista milanese di nobili natali, figlio di Gio’ e nipote di Arnaldo – del quale ieri si è inaugurata una mostra personale alla galleria Jelmoni Studio dal titolo “Elogi del quadrato”.

Flamino Guardoni: “L’universo organico fatto in mille pezzi”

Bruto Pomodoro (Milano, 1961) va da tempo conducendo un tutto suo attraversamento dei codici e dei linguaggi della pittura, quasi una enfatizzazione della nostra idea di stile che si espande sino a entrare in crisi e dissolversi. Nella serie di opere recenti egli adotta il codice di base dell’astrazione geometrica, quello della tradizione alta di Van Doesburg e Vantongerloo, per farne lo scenario delle irruzioni di intarsi che evocano il mondo organico, la biologia, lo svilupparsi di forme curvilinee che si fa, alla fine, arabesco.