Codici Algenici

L’alba di una nuova era é già cominciata!

Mentre si sta lentamente esaurendo la civiltà pirotecnologica, partita agli albori della civiltà con la scoperta del fuoco come fonte di energia per forgiare i metalli e giunta al suo culmine con la rivoluzione industriale e l’uso dei combustibili fossili, una nuova civiltà, che apre prospettive inimmaginabili – sia in senso positivo che in senso negativo – alle generazioni future, sta evolvendosi, fondando i suoi rapporti sulle biotecnologie e l’informatica.

E se l’era della pirotecnologia aveva l’Alchimia come cornice filosofica e come guida concettuale alle manipolazioni tecnologiche della natura da parte dell’uomo, la nuova età biotecnologica troverà nell’Algenia una nuova prospettiva filosofica e metafora dominante per questo vastissimo, temibile, affascinante mondo di ricerca scientifica che condizionerà tutti i rapporti sociali, economici, etici e morali. L’Alchimia, derivante dal termine arabo che significa “perfezione”, tendeva a spingere e aiutare la natura, attraverso la guida dell’uomo e del fuoco, a giungere al suo stato ottimale, che nell’oro trova la propria immagine di incorruttibilità e – appunto – perfezione.

L’Algenia (il termine é stato coniato dal premio Nobel Jousha Lederberg, biologo americano) si pone come obbiettivo di cambiare l’essenza del vivente, per migliorare gli organismi viventi già esistenti e per progettarne di nuovi, con l’intento di perfezionarne le prestazioni.

Lo scopo finale dell’algenista é quello di costruire in laboratorio, attraverso la manipolazione, la ricombinazione e la programmazione del materiale genetico (il DNA) di qualsivoglia essere vivente, l’organismo perfetto, il cui “stato aureo” é rappresentato dalla sua efficienza ottimale. Il tutto attraverso l’uso di sempre più sofisticati sistemi informatici.

La manipolazione genetica sta già provocando mutamenti di portata globale nei più diversi campi dell’economia – dal settore agricolo a quello energetico, farmaceutico e medico – ponendo le basi di quella che può essere definita la nuova rivoluzione bioindustriale.

Ovviamente ciò apre la strada ad aspre dispute sul piano bioetico e morale, come del resto a suo tempo era successo per la rivoluzione industriale: ma se é vero che i danni della tecnologia sono stati incalcolabili, per insipienza ed avidità umana, é anche vero che enormi sono stati i vantaggi per l’umanità tutta. Lo stesso accadrà per la rivoluzione biotecnologica: ma non si può, da uomini di cultura, non rimanere affascinati e impressionati da questo enorme sovvertimento tecnologico ormai sotto gli occhi di tutti.

Gli artisti sono sempre stati condizionati dai grandi mutamenti scientifici e tecnologici: gran parte dell’arte a partire dal Rinascimento é pregna di valenze iconologiche di matrice alchemica, pittori e scultori hanno interagito con il mondo della medicina e delle scienze offrendo il loro operato alla comprensione del mondo vivente se non addirittura arrivando a progettare strumenti tecnologici (uno per tutti: Leonardo!).

Ma anche l’era moderna e contemporanea non é stata esente dal celebrare le nuove ricerche in campo tecnologico e scientifico: basti pensare a quanto interesse ha suscitato l’avvento della microscopia nell’arte astratta – Kandinskij ne é un esempio fondante – o a quanto ha influito la nascita delle nuove tecnologie industriali sulla ricerca artistica del nostro movimento Futurista. Lo stesso Lucio Fontana fonda la sua poetica su quello che é stato uno dei sogni dell’uomo (la conquista del cosmo), realizzato grazie al connubbio fra scienza e tecnologia, ossia il conquistare nuove frontiere dello spazio e del tempo, secondo le leggi fisiche dettate da Einstein.

Gli artisti a volte hanno anticipato i gesti scientifici, molto più spesso i gesti scientifici hanno provocato o condizionato gesti artistici.

Per questo, da artista e da biologo, dedico questo nuovo ciclo di opere – i Codici Algenici – alla nascita di questo straordinario processo filosofico e scientifico.

Anche se la mia pittura ha sempre risentito del mio retaggio di biologo e disegnatore scientifico, pur avendo orientato la mia personale ricerca stilistica nell’ambito dell’astrazione, ho sempre cercato di narrare il rapporto fra l’unità vivente formata o in sviluppo, nella sua molteplicità di forme, e la totipotenza dell’elemento germinativo, ossia l’uovo.

Oggi, senza abbandonare la valenza di astrazione narrativa, che meglio mi si confà a livello di linguaggio, deposti gli intenti forse troppo didattici dei miei due cicli precedenti – Contemplazioni ed Elogi del Quadrato – sono giunto a una secca sintesi del contenuto.

Non mi interessa più mettere in relazione i diversi stadi, né sento più la necessita di interconnettere le forme biologiche con quelle rigorosamente geometriche.

Il mio unico intento é rendere manifesta l’infinita potenzialità morfologica del vivente, attraverso la sua valenza comune archetipa, il sinbolo che nei mie quadri si ripete ogni volta modificato, e attraverso l’infinita quantità e varietà di segni – il materiale genetico, il DNA ora linearizzato, ora aggrovigliato – creando dei CODICI che sono, in senso traslato, i medesimi che i biotecnologi stanno riuscendo ad interpretare.

Resta, ovviamente, e forte una tensione carica di dubbi, di angosce e di aspettative.

Ma chi non ne nutre, di questi tempi?

Bruto Pomodoro