Ermanno Krumm: “Bruto, due mondi fusi in una stanza da giochi”

Gli artisti provenienti dalle professioni scientifiche sono numerosi e spesso riconoscibili per certi aspetti della loro produzione. Bruto Pomodoro (Milano, 1961) è biologo e collabora con il Cnr come disegnatore scientifico. Da quando espone, dal 1992, concepisce la propria pittura come l’incontro di due mondi: da una parte, mette in campo strutture ordinate e geometriche (tipiche della sua formazione); dall’altrea, lavora con figure che rappresentano il biologico.

Si tratta di cerchi (quasi delle lenti) che alludono anche ai contorni della cellula. Ma soprattutto si notano le sagome di alcune uova: due o tre, appena inclinate, fanno bella mostra di sé, con il loro tipico significato simbolico, accanto alle forme complesse di antichi schemi alchemici, simili a spirali (come sottolinea Luciano Caramel, in catalogo).
Uova e cerchi si distribuiscono secondo un chiaro principio compositivi che si armonizza con l’elemento geometrico. Sulla superficie della tela si aprono ampie zone di righe, di rettangoli e quadrati riempiti con i tre colori primari: giallo, rosso e blu.

L’unione dei due mondi è forse la vera novità del lavoro di Bruto Pomodoro. Figlio d’arte (il padre è il famoso scultore Gio’ Pomodoro), egli dimostra di conoscere le correnti del razionalismo astratto lombardo legato al Mac e in particolare a un artista di respiro europeo come Luigi Veronesi. Ma, al contempo, se ne distacca per l’uso caldo e quasi decorativo delle sue figurazioni. Nelle opere recenti sembra che il gusto teatrale (già di Veronesi) prevalga. E come se ogni tela facesse parte dell’allestimento di un’opera neoclassica. Una tentazione post-moderna? Forse. Ma, a differenza degli architetti che abbondano in colonnine e scenari dorati, Bruto lavora su qualcosa di semplice che si abbraccia in un colpo d’occhio: un effetto che ricorda più una strana stanza dei giochi che una decorazione di moda. Certe immagini hanno qualcosa di araldico, come se il giovane artista cercasse, per orientarsi, un’identità nel passato.

 

in: Corriere della Sera – Corriere di Milano (pag. 53) –  16 Dicembre 1997