Evoluzione delle Forme Archetipe, Viaggio verso la Tridimensione

Le mie opere sono sempre partite da una attenta analisi delle forme organizzative del vivente, colte nella loro fase primaria, corrispondente a quello speciale momento embrionale durante il quale, nei vertebrati, si iniziano a riconoscere quelle porzioni che determineranno, nell’essere adulto, i vari organi costitutivi.

Curiosamente queste forme archetipe, da me rivisitate in chiave artistica, sono riconducibili ad altre forme, da sempre usate nella simbologia umana, dallo yin – yang cinese, alle croci celtiche o a molti elementi decorativi che si ritrovano nell’arte aniconica araba.

Altrettanto curiosamente queste stesse forme, anche se rigorosamente astratte, rimandano talvolta a grovigli viscerali, talvolta a morbidi abbracci.

Ma vi è comunque e sempre, nella loro composizione all’interno dell’opera pittorica, una valenza che rimanda al mondo della scienza e che racconta fenomeni del mondo della biologia, della genetica o della fisica, secondo una mia personale linea guida di ricerca definita Astrattismo Narrativo, all’interno della quale il rigore per l’analisi formale mi consente di mantenere un’identità di linguaggio immediatamente riconoscibile in ogni fase pittorica a cui sono di volta in volta approdato.

Così, all’interno dei Codici Algenici, ritroviamo un preciso riferimento al DNA linearizzato (interpretato in chiave decorativa da linee ondulate continue e da cerchi di vario diametro) che si confronta dialetticamente con l’archetipo, la forma biologica finita: un tributo artistico a uno dei campi più innovativi della biologia, che nella genetica trova la massima espressione delle nuove tecnolocie scientifiche.

Nei Disgiunti invece la mia personale ricerca si è concentrata sulla scomposizione della forma: l’archetipo è rappresentato all’interno della stessa opera sia nel suo momento di massimo ordine organizzativo, in posizione centrale, a rappresentare la fase fisica dell’entalpia, sia nel suo momento di disgregazione (fase fisica dell’entropia o del disordine), durante il quale le singole porzioni si scompongono, liberando energia , e iniziano a fluttuare nel vuoto , in un ambiguo gioco di forme che, simili a fantasmi, si disperdono fra squarci di luce e buio cosmico. E’ questo un omaggio a uno dei campi della fisica – la termodinamica – che è alla base di tutti i fenomeni fisici che governano l’energia nelle sue molteplici forme e che da sempre mi ha enormemente affascinato.

Nei Sagomati infine l’archetipo perde parte della sua valenza simbolico scientifica a favore dell’analisi della forma nella tridimensionalità spaziale: in questi lavori, realizzati con la tecnica del collage e l’utilizzo di preziose carte a mano, il mio interesse si è spostato sulla visualizzazione dei diversi piani di intreccio che nella bidimensionalità della pittura venivano persi e che trovano la loro naturale evoluzione nella scultura a tutto tondo. L’Archetipo diventa così puro simbolo, e può divenire interprete dei più svariati significati, come quello della meridiana che è ben evidente negli Archetipi Segnasole.

Tre diversi cicli Pittorici, dunque, proposti per la prima volta in questa mostra, volta a illustrare al pubblico un ideale Percorso dalla bidimensionalità pittorica alla tridimensionalità plastica.

 

Bruto Pomodoro

Pietrasanta, Agosto 2015