Luca Beatrice: ” Lo stato delle cose”

Tutti gli uomini desiderano naturalmente di sapere.

Aristotele

Le apparenze sono un modo di vedere l’invisibile.

Anassagora

Prega per comprendere.

Sant’Agostino

 

Per Bruto Pomodoro l’arte é uno strumento di conoscenza, una riflessione vicino alla meditazione dove la pittura assume i tratti di preghiera interiore.

Se la pratica della meditazione – intesa come raccoglimento dello spirito intorno alla verità – si ottiene indirizzando l’attenzione verso un determinato oggetto, l’artista si concentra sull’uomo e sulla realtà che lo circonda. Non si tratta, tuttavia, di una mera contemplazione ascetica, ma di un’indagine approfondita, rigorosa, dal carattere scientifico.

Laureato in biologia, dopo essere stato disegnatore del Cnr, oggi Pomodoro si dedica completamente alle arti visive ponendo al centro del suo operare i principi che compongono la realtà e la loro trasformazione nel tempo. Seguendo un percorso a ritroso, rintraccia l’origine dei fenomeni, risale ai primi elementi intorno a cui si sono formate manifestazioni più complesse.

Secondo i dogmi dell’Ermetismo, tutte le cose derivano da una “Causa Prima” o “Unica Virtù”, che nell’universo visibile si differenzia in molteplici forme. Tutto può essere ricondotto all’unità originaria perché nel mondo non vi é che un “Unico Principio”, una stessa legge, o forza, che governa la natura, l’uomo, lo spazio infinito. Per Aristotele era il “Motore Immobile” la causa originaria di ogni cosa, la regione stabile entro la quale tutto si manifesta. Questo principio immutabile non trascende l’essere terreno ma é esso stesso presente nel mondo sensibile.

Bruto Pomodoro tenta dunque di svelare segreti generalmente poco avvezzi a essere rappresentati con elaborazioni astratte. Attraverso l’intuizione che accomuna arte e scienza, scopre relazioni celate e le traduce in immagini servendosi del concetto di archetipo. In filosofia questo termine viene usato per indicare la forma primitiva di un pensiero, mentre in psicologia indica le idee innate e predeterminate dell’inconscio umano. Matrice, dunque, occasione, causa di un fenomeno.

Pomodoro ha ideato un simbolo grafico, un’immagine primaria, prototipo universale, che diventa costante iconica nel suo lavoro. Sulla base di questo motivo astratto costruisce un suo personalissimo codice linguistico. Queste immagini psichiche di junghiana memoria poco o nulla hanno a che fare con l’istinto, con l’improvvisazione o l’automatismo.

Disciplina, controllo e consapevolezza sono gli attributi che meglio definiscono il modus operandi di Pomodoro. La sua attitudine si avvicina alla sperimentazione scientifica. Il perpetrare uno stesso motivo – sempre identico a se stesso e dunque sempre diverso – ricorda il metodo sperimentale, ossia quel modo di procedere che permette di accertare l’esattezza delle teorie fisiche mediante la riproduzione isolata e controllata del fenomeno oggetto di analisi. Replicando all’infinito uno stesso evento é possibile approvare la veridicità delle leggi che lo regolano. I risultati dell’esperimento, riprodotto in luoghi e tempi diversi, saranno pertanto sempre gli stessi in ogni circostanza.

All’interno di questo procedimento, moto perpetuo, si incontrano Apollo e Dioniso, razionalità e vissuto emozionale, in una dialettica dove i due opposti mitologici, le due istanze psichiche, non si escludono a vicenda ma si fondono in un’equivalenza. La tensione tra i due poli contrastanti si riduce a una formula che svela l’essenza della realtà. L’esistenza é come un’equazione algebrica, un’espressione simbolica indicante le relazioni tra le parti. E’ evidente il tentativo da parte di Bruto Pomodoro di ordinare razionalmente la realtà che, se per sua natura é molteplice, oggigiorno appare sempre più disgregata, contraddittoria, discontinua, assurda. Pomodoro parte da una ristrutturazione del linguaggio pittorico e plastico per arrivare a ristabilire lo stato delle cose, per raccontare l’indicibile, l’instabile, l’illogico. Oltre a restaurare un ordine precedentemente in vigore, dà espressione e forma a qualcosa di nuovo e di unico.

Sulla tela e sulla carta l’artista ripete sempre lo stesso segno, una cifra riconoscibile, come un codice genetico. Si tratta di una forma isolata nello spazio che sembra contrarre e dilatare la superficie pittorica, assorbendo tutto quello che ha intorno. E’ una sorta di recinto tridimensionale che racchiude al suo interno un labirinto di forme concatenate.

Pomodoro organizza la sua poetica intorno a questa matrice arcaica, archetipa. La forma circolare non é casuale in quanto la circonferenza é simbolo del tutto indiviso. Leonardo da Vinci scriveva che se si sdraia un uomo sul dorso, mani e piedi allargati, e si punta un compasso sul suo ombelico, si toccherà tangenzialmente, descrivendo un cerchio, l’estremità delle dita delle sue mani e dei suoi piedi.

Pur partendo da un modulo fisso, le opere di Pomodoro non hanno alcunché di seriale: esattamente come la realtà in perenne divenire, hanno la capacità di modificarsi continuamente.

 

Luca Beatrice