Marcella Coltri: “Ecco il Codice Genetico dell’arte. L’ha scoperto un giovane biologo”

Trentasei anni, una laurea in biologia, un cognome illustre nel mondo dell’arte. Bruto, figlio di Gio’ Pomodoro, comincia ad esporre nel 1991 con una mostra al Museo di storia naturale di Genova. Il titolo è Ultramarino. E’ un ciclo di dipinti popolati da creature fluttuanti nei fondali più profondi della fantasia. La sua espressività, poi, si fa più rigorosa. Nell’impianto del quadro emerge l’occhio da disegnatore scientifico. Nascono le Contemplazioni, una nuova serie a cui Bruto lavora dal 1995 ai primi mesi di quest’anno. Col solo nome di battesimo firma un caleidoscopio di colori a contrasti simultanei o a scale di tonalità digradanti. Dipinge campiture trattenute da un reticolato di linee, astrazioni geometriche e rapporti simmetrici. E’ una trama fatta di simboli con cui il pittore indaga la matrice generativa che sottende l’ordine naturale delle cose. Un codice genetico, spiega il pittore, ricavato “dall’inesauribile varietà morfologica degli organismi viventi”. In questo viaggio nella genesi di un nuovo universo figurale, l’artista fornisce solo qualche “indicazione interpretativa” per i simboli che ritornano costantemente. Tra questi, l’elemento contemplante (verticale che spezza lo schema geometrico) rappresenta la percezione visiva, e poi l’uovo, nucleo generativo, che conserva “l’eredità della specie”. Il resto è libera contemplazione.

 

In: Arte  (Giorgio Mondadori Ed.) – Pittura (pag. 33) – Dicembre 1997