Marco Manduzio: “Bruto Pomodoro – ArchetipAzioni”

“L’armonia nascosta vale di più di quella che appare”
Eraclito

Parlando di un artista come Bruto Pomodoro e delle sue opere esposte in questa mostra, non si può tralasciare il ricco contenuto concettuale, la rigorosa ricerca formale che sottendono la realizzazione dei suoi lavori artistici.

Bruto, all’inizio del nuovo millennio, si inserisce a pieno titolo nell’alveo della sperimentazione e della ricerca al pari di coloro che, agli albori del secolo scorso, diedero una netta virata al corso dell’arte, la quale sino allo sperimentalismo artistico del ‘900 si identificava con la platonica definizione di mimesis, ovvero imitazione e riproduzione del reale.

Bruto Pomodoro, infatti, attraverso le sculture, le pitture ed i collages dimostra una attenta analisi delle forme, calibrati accostamenti cromatici in pittura, dei chiaroscuri in scultura, che immediatamente suscitano un parallelismo con l’arte astratta di Kandinskij, dal quale l’artista stesso ha dichiarato di aver tratto ispirazione.

Ho parlato di rigorosa ricerca formale, di attenta analisi delle forme, di astrazione nell’arte intesa come espressione spirituale, ma é importante sottolineare che l’arte astratta di Bruto Pomodoro, astrattismo narrativo, come egli stesso lo definisce, con la sua tensione ed anelito verso lo spirituale, prende spunto dalla sua formazione di tipo scientifico.

Le forme archetipe che egli realizza infatti, pur non trovando riscontro in una realtà sensoriale, visibile all’occhio umano, sono da lui colte – come egli stesso afferma – prendendo ispirazione dalle forme organizzative del vivente, nella loro fase primaria, poggiando le sue realizzazioni su elementi facenti parte di una realtà sensibile, seppure non immediatamente riscontrabili alla vista.

Queste strutture archetipe trovano più che altro un termine di comparazione con simbologie umane più o meno note, poiché il gioco delle simmetrie richiama alla mente le croci celtiche, lo jing e lo jang e altri elementi decorativi che si riscontrano nell’arte araba e indiana.

Gli archetipi di Bruto, sia quando egli opera con le materie pittoriche, sia con quelle plastiche, presentano un rigoroso equilibrio grazie al loro ordine geometrico, ma al contempo un gran dinamismo.

Le pitture, i collages e le sculture danno all’osservatore una sensazione di armonia complessiva, all’interno della quale i singoli elementi ora lottano, ora si abbracciano, ora si intrecciano e il loro dinamismo intrinseco é intenzionalmente cercato dall’artista che, grazie alle sue conoscenze delle leggi fisiche, fa sì che i suoi archetipi “disgiunti” mostrino una valenza centripeta ed insieme centrifuga sulla scorta delle leggi dell’entropia e dell’entalpia, in una sorta – per usare una metafora cinematografica – di “caos calmo”.

Queste caratteristiche sono maggiormente presenti nelle sculture poiché nelle pitture e nei collages l’intento é di mostrare i diversi piani di intreccio, che nella bidimensionalità rimanevano chiusi e nelle sculture liberano la loro energia intrinseca in un processo di evoluzione che dalla pittura, attraverso il collage, arriva alla scultura.

Il titolo ArchetipAzioni ben riassume a mio avviso le “azioni” di scomposizione e di ricomposizione che Bruto opera nelle sue forme archetipe e le “azioni” intrinseche delle forme che sprigionano la loro vitalità all’interno della compostezza e della sobrietà delle diverse composizioni.

Spirituale e materiale, psiche e soma, chiaro e scuro, pieno e vuoto, morbida curva e feroce intreccio, in un continuo gioco di opposti in equilibrio tra loro che simboleggiano il grande mistero degli opposti Nascita e Morte che, in un artista come Bruto Pomodoro, appassionato di filosofie orientali e uomo di scienza, non rappresentano un Inizio e una Fine ma due estremità che si toccano, si intrecciano, combaciano, come nella sua persona coesistono, fuse armonicamente, la sua dimensione estetico-artistica e quella di scienzato.

I suoi Archetipi hanno molto delle peculiarità dell’arché di cui andavano alla ricerca i filosofi presocratici, in cui tra spirito e materia non era stata ancora operata quella scissione dualistica avvenuta nel pensiero occidentale da Platone in poi, frattura che ancora oggi deve essere sanata e che, per dirla con Nietzsche, é stata e continua ad essere la “malattia” dell’uomo occidentale.

Malattia che Bruto Pomodoro sana in modo mirabile con la sua espressione artistica, massima testimonianza dell’armonica sintesi in cui in lui si fondono, sublimandosi, arte e scienza.

Marco Manduzio
aprile 2012