Paolo Marino: “Bruto Pomodoro alla galleria Jelmoni”

Quadrati come simboli dell’universo creato e della materializzazione del mondo delle idee, come figure alchemiche e impersonificazioni della Divinità, secondo una concezione neoplatonica del mondo. E all’interno, accolti nella loro potenzialità dinamica, figure archetipiche, che hanno come modello gli embrioni di esseri vertebrati e invertebrati studiati dalle scienze naturali. Sono questi gli elementi che si trovano nelle opere di Bruto Pomodoro – artista milanese di nobili natali, figlio di Gio’ e nipote di Arnaldo – del quale ieri si è inaugurata una mostra personale alla galleria Jelmoni Studio dal titolo “Elogi del quadrato”.

Il legame tra arte e scienza è la chiave di lettura per leggere le opere di Pomodoro. E’ stato lui stesso nella conferenza stampa di presentazione della mostra – affiancato dall’assessore alla cultura del Comune di Piacenza Massimo Trespidi e dalla direttrice della galleria Elena Jelmoni – a illustrare il proprio percorso di formazione, partito proprio dagli studi universitari in biologia e dall’attività di disegnatore scientifico. Un percorso che ha poi trovato compimento nella pittura.

“Il dialogo tra arte e scienza è stato uno dei fondamenti del nostro Umanesimo” dice Pomodoro ricordando le tavole anatomiche e gli atlanti a cui tanto devono i medici e i geografi del Quattro e Cinquecento. Ed è proprio questo dialogo che l’artista intende mantenere vivo, sulla base dell’indicazione di Leonardo, secondo la quale “è necessario osservare et descrivere sempre”.

Bruto Pomodoro sembra voler descrivere una realtà in qualche modo misteriosa, nascosta, ma fondamentale, riscoprendo le geometrie e le armonie profonde della vita. Lo fa ideando e traducendo delle forme archetipe, che hanno il loro corrispettivo in natura nell’uovo e nell’embrione, e utilizzando linee e superfici astratte, in una maniera che è tutto il contrario del freddo distacco delle cose, rincorrendo, semmai, una adesione alla struttura fondamentale del mondo. In questo modo arte e scienza sembrano incontrarsi in un campo neutro.

Un altro riferimento, decisamente più prossimo, che Pomodoro cita, è quello della pittura astratta e in particolare il razionalismo astratto, che ha in Mondrian uno dei suoi padri. Di questa corrente, da una parte della critica considerata ormai un vicolo cieco, l’artista milanese intende indagare gli elementi ancora vitali, proprio attraverso l’innesto di una tensione ideale, quasi misterica.

In: Liberta’ – Cultura e spettacoli (pag. 20) – 11 Settembre 2011