Riccardo Barletta: “Anche il quadrato ha un cuore”

Bruto Pomodoro (Milano, 1961), figlio di Gio’ e nipote di Arnaldo, nonostante modelli così famosi e ingombranti, ha trovato la propria strada. Lo dimostrano le 20 opere esposte (Chiostro di San Francesco, Sarzana, sino al 12 giugno) che dispiegano, in composizioni per così dire polifoniche, un canto vibrantissimo del colore. E’ definibile Bruto? Si. Astrattista della quarta generazione. La prima (Soldati, Magnelli): costruzione di una grammatica non-figurativa. La seconda (Burri, Fontana): esplorazione dell’organico. La terza ( Varisco, Pardi, Anceschi): indagine dell’ottico-percettivo. Strada chiusa? Non per il giovane Pomodoro, che punta sulla sintesi. La sua laurea in biologia lo porta verso un costruttivismo geometrico e di forme organiche, con aggiunta di effetti prospettici optical, di incisivo impatto ritmico. Il risultato? Un dinamico incastro di immagini vitali, colludenti e imperative; un lirico gioco di opposti. Ma sulla tela: è qui che scatta la concorrenza con la video-art. Questa si avvale di sofisticati mixer digitali, mentre Bruto crea effetti nella pittura. Sbucano qua e là suggerimenti iconici al mondo della genetica. E nell’astrazione entra l’equazione misteriosa della vita. Anche i quadrati hanno un cuore.

 

In “Letto, visto, ascoltato” – Corriere della Sera (pag. 25) – Giugno 2001